
Campagna per gli enti locali siciliani

Appello dei comitati siciliani per la Palestina, contro la guerra e il riarmo.
Sicilia – 7 settembre 2025
Venti di guerra soffiano sempre più vicini alla nostra Sicilia. A poco a poco, l’escalation bellica globale diventa una minaccia concreta, che divora tutto in nome delle spese militari, del riarmo, della “difesa”. Nel frattempo ci abituiamo sempre più ai tagli alla sanità, all’istruzione e alla cura del territorio; parallelamente, in modo ancora più grave, viene normalizzato il genocidio di un intero popolo, quello palestinese. Un genocidio portato avanti in nome del piano coloniale di Israele, che annuncia l’invasione totale della Striscia di Gaza per terminarne la conquista, sacrificando centinaia di migliaia di persone.
La nostra rabbia e preoccupazione per ciò che sta avvenendo nella Striscia di Gaza devono trasformarsi in supporto attivo, per impedire che continui a consumarsi un genocidio sotto ai nostri occhi.
Per questo invitiamo i comuni siciliani, gli enti locali, i comitati solidali della nostra isola a riunirsi per dire basta alla complicità con i responsabili della catastrofe umanitaria e dell’occupazione dei territori palestinesi.
Abbiamo attraversato le strade di Palermo lo scorso 20 luglio, con una manifestazione regionale per chiedere l’interruzione degli accordi con Israele e per esprimere la nostra solidarietà incondizionata con la resistenza del popolo palestinese. Una settimana dopo, il 28 luglio, abbiamo manifestato tutti insieme sotto le prefetture di Catania, Siracusa, Ragusa, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina e Palermo, per chiedere la fine dell’embargo e dell’occupazione della striscia di Gaza, a seguito della missione della nave Handala della Freedom Flotilla (con a bordo anche Antonio Mazzeo, nostro compagno siciliano) intercettata e bloccata in acque internazionali dall’esercito sionista. Ci stiamo mobilitando a sostegno della Global Sumud Flotilla e delle voci di solidarietà da tutto il mondo.
Ma tutto questo non basta. Dobbiamo lanciare un segnale chiaro contro la volontà dello stato di Israele di attuare la “soluzione finale” per il popolo palestinese.
Dobbiamo continuare a esercitare sempre più pressione sul governo italiano e regionale, affinchè prendano posizione contro l’orrore quotidiano che avviene dall’altra parte del nostro mare. Questo signfica spingere le istituzioni a interrompere la fornitura di armi a Israele, imporre sanzioni ed embargo, recidere le collaborazioni istituzionali ma anche gli accordi in ambito di ricerca e cooperazione con enti e università israeliani.
Significa rispettare e attuare la volontà popolare, sempre più nettamente contraria alla complicità con questo massacro. Significa avere il coraggio di sottrarre il nostro territorio alla guerra e al genocidio.
Non c’è più tempo: dai territori siciliani deve alzarsi una voce di solidarietà e di pace, una pace vera, fatta di giustizia e diritti, di autodeterminazione e fratellanza tra i popoli. Mentre scriviamo, la Striscia di Gaza viene ridotta in macerie, le bombe prodotte in Occidente continuano a mietere vittime, ma il popolo palestinese continua a resistere.
Nonostante i proclami, l’Italia a guida Giorgia Meloni continua a fornire armi, supporto e connivenza a Israele nel portare avanti il progetto sionista di pulizia etnica del popolo palestinese, ma prosegue anche nell’affermazione dei piani di riarmo imposti dagli USA. Una scelta riconfermata dal rinnovo del memorandum militare Italia-Israele, nonché dai diktat della NATO di portare gli investimenti bellici fino al 5% del PIL, che si tradurranno in ingenti tagli alla spesa pubblica e al welfare nei prossimi 10 anni per acquistare e produrre armi. L’Italia sarà così l’unico grande Paese europeo a spendere più in armi che in istruzione, secondo i dati Eurostat. Un piano scellerato che prevede di triplicare gli investimenti in armamenti, mentre il sistema scolastico cade a pezzi, le università sono sottofinanziate e la dispersione scolastica resta tra le più alte d’Europa. Questo non è progresso, è declino mascherato da sicurezza. Non è difesa, è sacrificio sociale per un’economia di guerra. E allora basta silenzi, basta complicità!
Il nostro compito è dire NO all’utilizzo della Sicilia come ingranaggio della guerra imperialista, che oggi più che mai si esprime in tutto il Medio Oriente con il suo dispositivo coloniale fatto di distruzione e dominio. Il nostro dovere è alzare la voce contro questa fabbrica di morte che ci viene propinata come motore di rilancio economico e appoggiare tutti coloro i quali, lavoratori e lavoratrici, si oppongono al traffico di armi e ai progetti di ricerca volti al genocidio e all’industria militare.
In questi mesi, la comunità palestinese “Voci nel Silenzio”, in sinergia con una serie di soggettività palermitane e non, ha presentato all’Assemblea Regionale Siciliana un documento che rivendica i diritti fondamentali del popolo palestinese, tuttora negati. Il documento durante la discussione in aula è stato trasformato in una mozione ipocrita e mortificante, che dimostra appieno la distanza delle istituzioni dalla volontà popolare. Nelle settimane appena trascorse, diversi comuni siciliani hanno già preso posizione a fianco della comunità palestinese, sottoscrivendo un appello di condanna del genocidio e di azioni concrete di boicottaggio.
Altri enti locali siciliani hanno preso parola contro il riarmo e la guerra, e instaurato gemellaggi istituzionali con i comuni della Striscia di Gaza. Gli atenei della nostra isola hanno organizzato raccolte firme e promosso appelli per la cessazione delle collaborazioni con Israele e con le aziende coinvolte nel genocidio. Giorno dopo giorno, si moltiplicano le iniziative dei comuni e delle città siciliane a fianco della Palestina. Il governo siciliano non può più rimandare: deve interrompere le collaborazioni con Israele. Le basi NATO di Sigonella e del MUOS vanno smilitarizzate.
Sappiamo che esistono e continuano a essere promossi rapporti con Israele, che spaziano dall’agricoltura all’alta tecnologia, dalla ricerca scientifica alle partnership commerciali. Ci viene detto che sono accordi di “sviluppo”, di “innovazione”. Questo non è il nostro sviluppo, questo non è il progresso per i territori siciliani, questo è solo il tentativo disperato del capitalismo di uscire dalla crisi da lui stesso generata. Il loro sviluppo è annegare i popoli nel sangue. La loro innovazione è distruzione e apartheid.
È ora di spezzare queste catene di complicità. È ora che il governo siciliano assuma una posizione chiara, trasparente, coerente e di giustizia. È ora di esigere la sospensione immediata di ogni relazione e collaborazione con lo stato di Israele, fino a quando non cesserà ogni violenza contro il popolo palestinese e non sarà garantito il suo diritto all’autodeterminazione.
Questo è solo un punto di partenza, ma non basta: bisogna prendere esempio dalla resistenza del popolo palestinese e raccogliere il suo insegnamento. Cacciamo via dai territori Siciliani USA e NATO, che li occupano con la forza per fare della Sicilia una fortezza militare al servizio delle loro mire guerrafondaie.
La solidarietà non è solo supporto morale, ma anche supporto concreto: dobbiamo fare la nostra parte. Alziamo le nostre voci nella mobilitazione a fianco della resistenza palestinese, per liberare la Sicilia da queste politiche belliciste e imperialiste. Organizziamo e promuoviamo consigli comunali aperti sulla Palestina, invitiamo gli enti locali a sottoscrivere mozioni in solidarietà, indirizzandole al governo regionale.
Oggi tocca a noi essere protagonisti e schierarci dalla parte giusta della storia.
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